“Vuoi rendere impossibile per
chiunque opprimere un suo simile? Allora, assicurati che nessuno possa
possedere il potere” (M. Bakunin)
È possibile accostare il pensiero
anarchico alla filosofia? Se “filosofia” significa amore per il “sapere”,
ricerca mai conclusa del “sapere”, del “conoscere”, del “comprendere”, forse
non sono molte le correnti filosofiche dall'età moderna in poi, pur così
nominate, a poter rivendicare per sé questa qualifica in senso pieno. La
maggior parte di esse si limita infatti ad offrire una specifica visione del
mondo o dell'uomo, spesso dettagliata e argomentata, il più delle volte
considerata un punto di arrivo. Non è anche l'anarchia una particolare dottrina
politica, legata a un determinato momento storico? Se approfondiamo un poco la
conoscenza di questo pensiero, ci renderemo conto che una definizione più
corretta può essere invece “dottrina etico-politica” (molti pensatori anarchici
si sono occupati di problemi etici, basti l'esempio di Kropotkin), e se
andiamo ancora avanti nella nostra esplorazione, alla fine arriveremo a
concludere che può essere ancora più opportuno riconoscerla come “filosofia
etico-politica”, e attribuirle quindi lo spazio a cui ha pieno diritto all'interno
del pensiero filosofico in senso lato. Potremmo anche dire, rifacendoci ad
Aristotele, che si tratta di una “filosofia pratica”, in quanto caratterizzata
dall'azione, sia come scopo che come oggetto.